Storia erotica – Pantere

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Il bel tempo ci sta mettendo di buon umore e lo si capisce da tutto. Il seguito dei racconti Lepre e Uccelli promette di essere di nuovo estivo…

Storia erotica – Pantere

A causa dell’avvicinarsi di una scadenza al lavoro, negli ultimi giorni gli straordinari sono stati la regola piuttosto che l’eccezione. Di conseguenza, ieri e lunedì, Mattia non è riuscito a rispettare la sua sessione settimanale di corsa. Ma la procrastinazione non è una tregua. Oggi ha fatto ogni sforzo per fermarsi in tempo ed eccolo ora nel parcheggio, pronto a partire. A giudicare dal numero di auto, il martedì si rivela una serata ancora più popolare del lunedì per correre. Con il pilota automatico, inizia la sua corsa settimanale nella foresta. Mattia si rifà gli occhi. Pantaloncini corti, minigonne da corsa, seni che si muovono allegramente. È proprio contento che oggi sia una calda giornata estiva.

Nota diverse donne che attraversano il percorso indossando top rosa con la scritta “pantere rosa”. L’età di queste pantere varia tra i 20 e i 65 anni, per quanto ne sa lui. Alcune camminano con altre davanti a passo spedito, altre corrono dietro mentre le loro bocche non si fermano un minuto. Alcuni fanno un cenno di saluto amichevole quando si incrociano, cosa che accade più spesso tra i corridori. Secondo le sue stime, il gruppo è composto da una trentina di persone in totale e nel frattempo si è diviso in gruppi più piccoli, distribuiti su mezzo chilometro. Un gruppo di quattro donne lo supera. Un attimo dopo un altro. E poi altre due.

Ma… aspetta, questa non gli sembra sconosciuta. Mattia gira la testa. A quanto pare anche lei lo ha riconosciuto, perché anche lei si volta a guardare. Chiara? chiede stupito. È proprio lei. Si gira di 180 gradi e cammina verso Chiara. Lei e la sua amica rallentano il passo finché lui non le raggiunge. “Pensavo che il lunedì fosse la tua solita serata di corsa”, dice lei con un occhiolino. “Di solito è così”, risponde lui, “ma a causa degli impegni di lavoro ieri non ho potuto. Come va?”. “Bene, camminare mi fa sentire bene”, dice con un occhiolino. La sua amica si intromette nella conversazione. “Ehi, io sono Giulia. Vi conoscete già?”, chiede. “Una volta ci siamo… ehm… imbattute l’uno nell’altra durante…”, dice Chiara. “Un’escursione di birdwatching”, sbotta Mattia. Giulia assume un’espressione perplessa: “Non sapevo che fossi un esperta di uccelli”, dice sdegnata.

Chiara risponde prontamente: “Sono sempre stata interessata a tutto ciò che ha a che fare con la natura. Ma non ne so ancora molto”. Si volta nella sua direzione e continua: “Ma tu, invece, sei un esperto osservatore di uccelli, ho notato”. dice in modo ambiguo. A Mattia piace questo. Si unisce a lei: “Non sono un esperto, ma mi piace farlo. La pratica rende perfetti, no?”. Il suo messaggio ha colpito nel segno, perché la risposta di Chiara è inequivocabile: “Dovremmo incontrarci di nuovo qualche volta per fare birdwatching insieme. Penso che potrei imparare ancora molto da te. A proposito, se non sbaglio, sta arrivando il periodo degli uccelli migratori”. La sua amica non si rende conto dell’ambiguità della conversazione. Mattia si aggiunge e inventa una nuova specie di uccelli. “Ho sentito dire che in questa foresta il ‘leccapiedi’ ha un nido. Forse dovremmo andare a vederlo?”.I suoi occhi si illuminano di divertimento.

“Sembra ‘interessante’, mi piacerebbe imbattermi in quella specie. Ora che ci penso, pare che la scorsa settimana sia stata avvistata qui dal rifugio degli uccelli la ‘coda di rondine’. Mi piacerebbe sicuramente vedere anche quello”. Giulia assume uno sguardo sospettoso. Sospetta che una campana stia suonando in lontananza. “Leccarepiedi? Coda di rondine? Non li ho mai sentiti nominare. Da dove prendete questi nomi?”, chiede. “Dalla letteratura sugli uccelli”, risponde Chiara ridendo. “E ci sono sempre delle foto molto belle di loro”, aggiunge Mattia, “ma purtroppo non sono ancora riuscito a scattarne nessuna io stesso”. “Io invece sì”, dice Chiara, “sarei felice di mandartene qualcuna, se vuoi”. “Volentieri, tra l’altro ho in giro una bella serie di foto della spatola lunga”. Giulia non si fida più. “Mi state prendendo in giro, eh! Credo che mi unirò a Greta”. Accelera il passo e circa 20 secondi dopo si unisce al gruppetto davanti a loro.

“Beh, non poteva proprio riderci su”, dice a Chiara. “Beh, credo che Giulia ci abbia capito. Non ha un ragazzo da molto tempo. Posso capirlo”. I due camminano e ad ogni passo la tensione sessuale tra loro aumenta e comincia a fare effetto sui pantaloncini da corsa di lui. Anche il rossore che Chiara ha sulle guance non è dovuto solo allo sforzo della camminata. “Il leccapiedi… dove l’hai preso? Ma chi vuole conoscerlo?”, dice scherzando.

– “Per il resto, sei piuttosto creativa con la tua coda di rondine. A proposito, dove posso vedere quell’uccellino qui?”.

– “Non credo che lo troveremo qui, con tutti quei corridori in giro. La coda di rondine preferisce starsene tra i cespugli, lontano da possibili testimoni”.

– “Allora forse dovremmo creare un diversivo, ho proprio voglia di… vederla”.

– “Anch’io, ma non posso insospettire le mie amiche. Se noi due ci allontaniamo dal percorso e poi torniamo indietro troppo tardi…”.

– “Allora dovremo dare il merito del nome alla doca di rondine, anche se vorrei presentarti anche il leccapiedi. Un uccellino molto apprezzato”.

– “Mmm… sembra interessante. Ho un piano. Gira qui e dirigiti verso le felci lungo il lago, in diagonale di fronte al rifugio per gli uccelli. Seguirò il sentiero normale e poi svolterò un po’ più avanti. Dobbiamo essere veloci, però, quindi assicurati che la tua spatola sia pronta!”.

Accelera il passo e si allontana da lui. Mattia si guarda indietro per un momento. Non vede nessuno. Ecco che se ne va. Gira rapidamente a destra e si dirige verso il luogo convenuto. Mattia si fa strada tra gli alberi, i cespugli bassi e infine le felci. Più velocemente del previsto, arriva al punto di incontro. Mentre si ferma, è colpito dall’isolamento di questo luogo. Ovunque guardi, vede solo cespugli e alberi. Anche se il sentiero non è lontano, sente solo il fruscio delle foglie e il fischio allegro degli uccelli. La sensazione di protezione delle felci gli dà abbastanza sicurezza per liberare la sua spatola dalla gabbia, come lei aveva chiesto. Si toglie i pantaloni e li appende a un cespuglio. Una piacevole brezza estiva accarezza il suo uccello mattiniero. Si sente a disagio, come se fosse osservato da tutti gli alberi. Tra i rami, ha una vista sul laghetto. Due anatre si stanno preparando a volare via. Prendono la rincorsa, aprono le ali e…. una mano calda si impossessa improvvisamente del suo uccello semi-eretto. Una seconda mano gli mette un indice sulle labbra. “Mi fai paura”, dice Mattia e si gira verso di lei. Ma non appena lo fa, lei gli ferma la testa e gli dice gentilmente “zitto”. Lui sente che lei inizia lentamente a strofinarsi contro di lui, allo stesso ritmo con cui lo masturba. Lei gli toglie il dito dalla bocca e abbassa la mano con una lentezza.

Usando l’indice e il medio come due piccole gambe, la mano si dirige verso le palle di lui, dove le stringe delicatamente. Mattia continua a guardare avanti, ma a sua volta le sue mani cercano il corpo di lei. Le sue gambe sono lisce come la seta. Le sue mani scivolano verso l’alto fino a raggiungere la parte superiore dei pantaloncini da corsa. Afferra i lati dell’elastico e lo tira giù senza problemi. Lei preme i fianchi sudati contro i suoi. Lui le mette una mano sulle natiche e l’altra si dirige verso l’inguine. Lei allarga un po’ le gambe per dargli libero accesso. Con delicatezza, lui le mette la mano sulla vagina e le massaggia le labbra. Aveva quasi dimenticato la sensazione di beatitudine che si provava. “È qui che vive il becco che perde?”, sussurra scherzando, ma Chiara risponde solo con un piacevole gemito. Proprio in quel momento, infatti, lui porta il dito indice dentro di lei.

La sua caverna è umida. Come un esploratore, il dito massaggia la parete interna. Nervosa, scivolosa, calda, languida, eccitata… Il dito medio si unisce all’esplorazione. Di conseguenza, il pollice si posa quasi automaticamente sul clitoride. Fa una leggera pressione e lo strofina con lunghi tocchi. Lei ricambia premendo più forte i seni contro di lui e aumentando il ritmo. Questo, unito al pensiero che potrebbero essere scoperti in qualsiasi momento, lo eccita immensamente. Sente che l’orgasmo sta per arrivare e inizia a respirare più pesantemente. Anche Chiara se ne accorge e abbassa di nuovo il ritmo. A quanto pare, non vuole che il seme vada sprecato. “Trovo bello stare insieme in pubblico in questo modo”, sussurra Mattia, “e il fatto che tu sia dietro di me e non possiamo guardarci mi eccita ancora di più”.

“Mmmm”, risponde lei, e con un movimento rapido lo libera, gli afferra la maglietta e la tira su. Mattia la aiuta in modo che le braccia si liberino facilmente. Quando gli tira la maglietta sopra la testa, si ferma improvvisamente. Lui non sa cosa sia, ma sente che lei sta facendo qualcosa con la maglietta. Un attimo dopo, sente entrambe le mani di lei che gli accarezzano il petto, mentre la maglietta è ancora mezza appesa alla testa. A quanto pare, lei è riuscita in qualche modo ad abbottonare la maglietta in modo che lui non possa vedere nulla. Eccitante.

Lei si gira intorno a lui e le sue mani si posano sul suo cazzo duro. Lo prende in mano e lo guida nella sua bocca. Con grandi colpi, lo porta sempre più in profondità. Mattia immagina che ogni volta lui scompaia nella sua bocca mentre lei lo guarda. Questa fantasia lo fa impazzire. Non avrebbe mai pensato che una benda avrebbe creato una tale dimensione extra. Ora il suo orgasmo non sarà più rimandato.

“Attenta,sto per…”, ma prima che lui possa finire la frase lei gli prende le natiche con entrambe le mani e le stringe forte, come a dire “fallo”. Mattia sente che il suo corpo si sta preparando a un potente rilascio. Il suo respiro si intensifica e il glande si gonfia. Lei riesce a giocare con la lingua nel punto giusto e Mattia sborra ansimando forte. Chiara non sa quando fermarsi e continua, rendendo il secondo e il terzo rilascio ancora più intensi. Mentre Mattia sta ancora ansimando, lei si alza e si gira, si mette di fronte a lui e gli preme la schiena contro. I suoi capelli hanno un profumo meraviglioso. Gli afferra la mano e la mette tra le gambe. Lui sente che le sue labbra sono aperte e bagnate. Il suo clitoride è apparentemente più sensibile di prima, perché non appena lui lo sfiora, è come se una scossa le attraversasse il corpo.

Questo la spinge a premere ancora di più contro di lui. Lui la massaggia ulteriormente e sente il suo piacere. Nel frattempo, lei ruota i fianchi contro di lui. Mattia fa un po’ di pressione e il suo uccello mezzo sveglio si incastra tra le sue natiche. Si strofina contro di lei e non passa molto tempo prima che sia di nuovo duro come una roccia. Non appena lo sente, lo prende in mano e lo appoggia alle sue labbra. Facilmente scivola dentro di lei. Mattia la prende saldamente per i fianchi con entrambe le mani e inizia a spingere con lunghi colpi. Lei si piega un po’ in avanti, facendolo andare ancora più a fondo. Ogni volta che lui si tira fuori, i loro corpi sudati rimangono uniti ancora per un attimo, come se lo pregassero di non fermarsi. Mattia le sposta una mano dal fianco al clitoride e la preme ritmicamente. La stimolazione supplementare ha fatto effetto. Ora lei si piega ancora di più in modo che lui possa penetrarla al massimo.

Secondo Mattia, ora deve essere quasi a quattro zampe. Lei inizia a gemere dolcemente. Lui spera che nessuno possa sentirli, ma ora non gli importa. Il ritmo con cui i suoi fianchi sbattono contro il buco del culo di lei diventa sempre più veloce. Mattia nota che lei cerca di reprimere i suoi gemiti, ma non ci riesce molto bene. A metà tra un gemito e un sussurro, lei dice “sì… sì…”. E proprio come qualche minuto fa, gli stringe forte le natiche mentre tutto il suo corpo inizia a sussultare. Anche in questo caso, Mattia viene stimolato ulteriormente e per la seconda volta sborra dentro di lei. Lei emette un grido che spaventa le anatre del lago che volano via. Mattia continua a ondeggiare i fianchi, ma lei si stacca da lui. Mattia vuole sbottonarsi la maglietta davanti agli occhi, ma la cosa si rivela più difficile del previsto. A quanto pare, lei ha usato un elastico per capelli per legare la maglietta dietro la testa.
Lo toglie goffamente e si abbassa di nuovo la maglietta. Quando apre gli occhi, ci vuole qualche istante prima che riesca a tollerare la luce del sole. Quando riacquista la vista, vede i cespugli accanto a lui agitarsi selvaggiamente, ma nessuna traccia di Chiara. Che probabilmente é tornata al più presto dalle sue amiche panterone per non destare sospetti.

Mattia si rimette i pantaloncini e si dirige verso il sentiero. Vede alcuni corridori che si avvicinano e si tira su bene i pantaloni, in modo che sembri che si sia fermato tra i cespugli per fare pipì. Continua a percorrere il suo giro. Arrivato al parcheggio, vede già un intero gruppo di maglie rosa in piedi, e mano a mano il gruppo di pantere si allarga. Dà un’occhiata veloce per vedere se vede Chiara, ma ahimè lei non c’é. Sale in macchina. Mentre preme il pulsante di avviamento, qualcuno batte sul finestrino. È Chiara. Certo che è lei. Abbasso il finestrino. “Quella stupida Sofia mi ha fatto parlare per tutto il percorso, così non sono riuscita ad arrivare in tempo. Mi dispiace. Ma sai, vengo qui a passeggiare ogni martedì e sono ancora curiosa di cercare quel uccellino con te”. La bocca di Mattia si apre per la sorpresa. Se non è stata lei…? Allora chi è stato…? In effetti, lui non l’ha vista, perché o lei era dietro di lui o lui aveva la maglietta davanti agli occhi. E non ha neanche sentito la sua voce. Chi…? Mentre questo fuoco di domande si accende nella sua testa, Chiara viene chiamata dalle altre pantere rosa. “Sto arrivando”, risponde lei. Prima ancora che Mattia possa dire qualcosa, la ragazza sta già tornando dalle sue amiche. Mentre si allontana, la sua attenzione viene catturata da Giulia, l’amica di Chiara, che non ha gradito molto i loro doppi sensi. Può darsi che se lo stia solo immaginando, ma ha l’impressione che lei sembri confusa. Oppure non ci aveva fatto caso fino a questo momento. I loro sguardi si incrociano e lei sorride. Lo avrebbe fatto?

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